mercoledì 12 marzo 2014

Il mio perché


Sono fr. José Eduardo Gutiérrez Carrillo, ho 20 anni e sono nato a Irapuato, Guanajuato, una città al centro della repubblica messicana. Vengo perciò quasi dalla “fine del mondo”. Come sono arrivato fino a qui? Prima dovrei raccontare la mia storia vocazionale. Quando ero piccolo non pensavo ad essere sacerdote, ma qualche volta mi permettevo di celebrare in privato la messa (e se c’era del vino da consacrare, era meglio) oppure davo per finta la comunione ai miei fratelli dopo la messa dominicale alla quale tutta la mia numerosa famiglia partecipava.
Dico numerosa famiglia perché siamo in 5 fratelli, e 1 sorella, dei quali uno, più grande di me, è religioso consacrato, una benedizione di Dio, e un altro, più piccolo, è apostolico, cioè seminarista minore presso i Legionari di Cristo.


Prima di entrare nel seminario ho partecipato alle attività dell’Ecyd, e lì i padri legionari mi hanno invitato a conoscere l’apostolica di León, a quaranta minuti da casa mia. Quando ho visto gli apostolici ho percepito che erano dei bravi ragazzi. Quello che mi piaceva di più, era sentire e vedere la loro orchestrina e sentire le diverse messe cantate (di Mozart, di Haydn) che il coro degli apostolici cantava le domeniche.

C’erano due testi di due canzoni composte da un padre legionario, P. Albert Gutberlet, che mi piacevano tanto, mi commuovevano e mi facevano riflettere sulla vocazione. Uno di questi testi dice: “El sacerdote es aquel que a Cristo sigue,/ que la cruz de Cristo sabe abrazar,/ que derrama en cada instante de su vida/ esa sangre que consagra en el altar.” [Il sacerdote è colui che segue Cristo, che la croce di Cristo sa abbracciare, che sparge in ogni istante della vita quel sangue che consacra l’altare]. Non sono parole così felici, ma che lo diventano se sono una corrispondenza all’amore che Gesù Cristo ha per noi.

I padri mi invitarono a partecipare al corso vocazionale d’estate a León, ma io non volevo andare, non volevo essere seminarista minore, “apostolico”. Preferivo rimanere a casa con la mia famiglia, e perciò risposi ai padri che non sarei andato.

Un mese prima dell’inizio del corso vocazionale a Città del Messico, un padre della mia città era venuto da là a fare visita alla sua famiglia, e approfittò per passare a casa mia ed invitarmi a quel corso. Risposi al padre che non avevo intenzione di andarci. Egli comunque mi invitò, con la scusa che avrei passato un’estate diversa. Mi diede qualche giorno per pensarci e alla fine io accettai l’invito di andare, ma solo per il tempo del corso vocazionale, per poi tornare a casa. Non è stato così perché il Signore, durante quel corso, come ai discepoli di Emmaus, mi fece cambiare la decisione, giorno dopo giorno. E quando dissi ai miei genitori che sarei entrato all’apostolica erano un po’ meravigliati perché sapevano che io all’inizio non avevo quell’intenzione. D’ogni modo essi appoggiarono sempre ogni mia decisione.

Avevo dodici anni quando entrai in seminario. Sentivo una forte inclinazione per tutto quello che si faceva e per il modo di vivere nell’apostolica. Poco a poco, tutto questo mi piaceva tantissimo. Vedevo che quella per me era la migliore strada, non perché non sentissi le difficoltà di tutti i giorni, ma perché  il Signore l’aveva pensata per me e me l’aveva fatta trovare. L’ambiente si prestava molto per crescere nell’amore e nella conoscenza di Gesù e le brevi visite al Santissimo per me sono state un grande mezzo. Era lì che potevo ricordare e pregare per la mia famiglia che era lontana.

Il padre rettore mi fece la proposta di continuare l’apostolica in Italia, a Gozzano (NO), dopo due anni trascorsi a Città del Messico. Per me fu come ricominciare da capo e l’Italia subito mi affascinò, come il luogo meraviglioso che è.
L’anno scorso ho iniziato il noviziato, un momento per approfondire nella conoscenza di Gesù e nella conoscenza di me stesso, e per fare un discernimento che mi aiuti capire quale è la volontà di Dio sula mia vita.
Spero che anche voi possiate crescere nella conoscenza di Dio e della sua grande Misericordia.

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